“Sono i numeri stessi del ministero a mostrare che mancano gli insegnanti in classe. Il ministero parla di 50 mila insegnanti assunti, però ricordo a tutti che loro avevano l’autorizzazione ad assumerne 90 mila. Quindi dove sono gli altri? Sappiamo che sono bloccati dentro le pastoie delle procedure concorsuali che non vanno avanti”.
Così il segretario nazionale della Flc Cgil, Alessandro Rapezzi, in merito ai numeri dei docenti che mancherebbero all’appello alla riapertura della scuola. “In molte province le graduatorie sono compromesse perchè devono essere corrette, quindi sono in una fase di definizione – spiega – abbiamo due situazioni. Una in cui ancora non sono state pubblicate le graduatorie definitive e una in cui sono state pubblicate ma con errori, quindi si stanno chiamando persone che potrebbero essere cambiate in corsa. Dove le graduatorie non sono pronte si usano le graduatorie di istituto chiamando persone che poi dovranno lasciare. Il problema principale che non ci fa arrivare pronti a settembre e’ che non si affronta per tempo la questione. Sono troppi i posti vacanti”.
“I posti vacanti in Italia sono oltre 100 mila ai quali si aggiungono i posti del sostegno che sono quasi 60 mila. Non e’ possibile e l’emergenza è la stabilizzazione di questi posti” e la stabilizzazione dei precari “porterebbe al superamento della fase straordinaria. Quello che non viene accettato dai governi che si sono succeduti è di gestire questa fase straordinaria con risposte immediate. E sul personale Ata ho da coprire 30 mila posti e ne hanno presi la meta’”.
“E’ un anno drammaticamente uguale a quelli pre pandemia – ribadisce Rapezzi – Pandemia che non ci ha assolutamente fatto cambiare le cose che non funzionavano”. Secondo Rapezzi quindi, “è necessario un tavolo tecnico in cui affrontare gli annosi problemi della scuola: dal precariato alle graduatorie agli ambienti scolastici non adeguati. Inoltre – evidenzia con amarezza – quest’anno ci troviamo di fronte al paradosso che per contrastare il virus viene ribadito il frequente ricambio dell’aria e, nello stesso tempo, per contrastare la crisi energetica viene richiesto di mantenere chiuse le finestre. Il rischio è che mantenere il calore e cambiare aria sarà la principale attività dei docenti. Siamo molto preoccupati – conclude – non solo per l’avvio dell’anno, ma per tutto il prosieguo. Ci vorrà parecchio tempo, dopo il risultato elettorale, per iniziare una interlocuzione con il nuovo governo”.