Rimini. Al termine della quattro giorni del XIX congresso della Cgil “Il lavoro crea il futuro”, che si è concluso a Rimini, Maurizio Landini è stato rieletto segretario generale della Cgil. Con 243 voti favorevoli (94,2%) e 15 contrari (5,8%), l’Assemblea Generale della Cgil ha riconfermato Landini alla guida del sindacato di corso d’Italia.
“Il congresso è finito. Dobbiamo lavorare parecchio, grazie a tutti di cuore” ha detto Landini, al termine dei lavori e poi nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta al termine dei lavori congressuali ha ribadito: “Voglio essere ambizioso”, nel Congresso “abbiamo delineato un progetto di società. Nella nostra Italia siamo un soggetto fondamentale riconosciuto dalla nostra Costituzione”, ha evidenziato.
Nel suo intervento di chiusura del congresso per oltre un’ora ha elencato le linee guida e gli obiettivi della Cgil puntando sul lavoro e i giovani, ma anche sui grandi temi nazionali come l’autonomia differenziata e la riforma fiscale del Governo Meloni. “Il punto è come rimettiamo al centro il lavoro e giovani, la lotta contro la precarietà e la redistribuzione della ricchezza a chi lavora sono la stessa cosa. Il punto è la centralità del lavoro e ricostruire un rapporto con giovani, condizione per mettere in discussione il modello economico sociale e politico. Qui c’è il punto di fondo della nostra analisi. E’ un messaggio da fare arrivare anche fuori da noi” ha detto Landini.
Per Landini è importante “ricostruire credibilità altrimenti si rischia di perdere la battaglia sul lavoro e sulla precarietà: in ballo c’è il ruolo stesso del sindacato, il modello sociale e della vita delle persone che il sindacato vuole rappresentare, la ‘qualita” della democrazia”. “La ricchezza la produce chi lavora, nel momento che si nega questo e si dice che la produce l’impresa e la finanza, si diventa tutti consumatori e non lavoratori, si sta negando un punto di fondo. Questo significa – ha detto Landini – che il modello di società che si costruisce deve avere un modello nel quale la ricchezza prodotta deve essere redistribuita. Quando diciamo che il lavoro si è svalorizzato fino a diventare merce, allora questo è il punto da cui bisogna ripartire”. “Di cosa dovremmo avere paura, cosa dovremmo perdere – si interroga il leader della Cgil – le pensioni che non abbiamo, la precarietà, il salario che non ci fa arrivare a fine mese? “Ci sono momenti – incalza Landini, spiegando che questo è uno di quelli – in cui bisogna avere il coraggio delle proprie idee e osare”.
“Siamo uomini e donne libere che credono in quello che fanno. Nessuno si impegna nel sindacato perché lo considera un mestiere ma lo fa perché pensiamo che si possa cambiare la situazione” ha ribadito.
Landini ha annunciato battaglia sull’autonomia differenziata “Non siamo d’accordo, contrasteremo con tutte le strade possibili la rimessa in discussione della Costituzione”. E sulla riforma fiscale e sul discorso del presidente del consiglio Giorgia Meloni tenuto ieri al congresso ha ribattuto punto per punto: “Qui è venuta la premier Giorgia Meloni, la ringraziamo. Su molti punti ha riconfermato pienamente le scelte fatte, che non condividiamo e che dal governo non hanno nemmeno discusso con noi. Ma “quando fai una trattativa, una vertenza, c’è un momento in cui il gioco si deve vedere. E quando qualcuno, come adesso, dice ‘sei importante ma non è detto che abbia bisogno di te, perché posso anche fare senza’, noi dobbiamo dimostrare che così non è” non a parole ma con i fatti e “la forza” del sindacato, “perché siamo in grado di dimostrare che rappresentiamo la maggioranza dei lavoratori”.
Per Landini è centrale la questione centrale dei rapporti con il governo: ”la democrazia, cioè la possibilità che attraverso il lavoro si possa partecipare al futuro del paese”. E per ”vincere la battaglia” la Cgil si ripromette di non commettere un ”errore di presunzione”: di pensare cioè ”che quelli che non sono andati a votare o hanno votato a destra, improvvisamente non hanno capito niente. Perché in quanto sindacati noi le persone non le rappresentiamo per quello che hanno votato ma perché tutti hanno diritto di lavorare e vivere dignitosamente”. Nulla che possa intaccare ”la storia della Cgil o la capacità’ del sindacato di costruire la sua credibilità”, rassicura la platea ribadendo come in ballo oggi ci sia appunto ”la qualità’ della democrazia”.
Landini ha parlato in particolare del fisco ribadendo che “non siamo assolutamente d’accordo con la delega” approvata giovedì in Consiglio dei ministri. In un Paese in cui “il 94% dell’Irpef la pagano i lavoratori dipendenti e i pensionati, che ha 100 miliardi di evasione e dove le rendite hanno una tassazione inferiore al lavoro. Non siamo più disponibili ad accettare l’idea di un sistema fiscale che continua a gravare sui lavoratori dipendenti e pensionati”, un sistema che deve rispettare il principio della progressività, ha rimarcato il leader della Cgil. Serve “una seria riforma fiscale per un nuovo patto di cittadinanza”.
Nel corso del suo discorso Landini ha sottolineato la condanna che la presidente del consiglio ha fatto contro l’assalto alla sede della Cgil: ”Ho trovato importante che il presidente del consiglio abbia condannato l’assalto alla nostra sede per gli assalti condotti da forze dall’estrema destra e che insieme dobbiamo combattere per respingere la violenza: sono assolutamente d’accordo perché se il terrorismo nel nostro a paese è stato sconfitto è grazie del movimento del lavoratori, del movimento sindacale ma qui c’è un elemento molto preciso. Se si vuole condannare davvero l’atto allora si applichi la Costituzione, questo Parlamento faccia quello che deve fare, si sciolgano le forze che si richiamano al fascismo, un atto che parlerebbe molto di piu di tante dichiarazioni che si potrebbero fare e rimetterebbe al centro la costituzione”.
Oggi al congresso è stata presentata l'”Inchiesta nazionale sulle condizioni e le aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori”, promossa dalla Cgil a livello nazionale sulle condizioni e sulle aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori italiani. Ne emerge un mondo del lavoro attraversato da profonde trasformazioni, dovute agli impatti della pandemia, alla diffusione dirompente di innovazioni tecnologiche e digitali, alla trasformazione ambientale ed energetica, a un susseguirsi di crisi economiche e sociali che hanno portato a continui cambiamenti, nei settori pubblici e privati.
L’Inchiesta della Cgil, che si è avvalsa della collaborazione della Fondazione di Vittorio, è stata condotta in collaborazione con tutte le strutture della Confederazione, avvalendosi di un ampio gruppo di ricerca interdisciplinare che ha operato con un approccio inclusivo, partecipativo e collaborativo, utilizzando un unico questionario, sia tramite web che in forma cartacea, intercettando chiunque volesse rispondere: lavoratrici e lavoratori con qualsiasi tipologia contrattuale, in ogni settore e dimensione di impresa, considerando anche chi era disoccupato. Hanno risposto al questionario più di 50.000 persone e quelli ritenuti validi per le analisi (cioè completi in tutte le risposte ritenute fondamentali) sono 31.014.
Dai questionari (più di 50 mila) emerge che il 47% dei giovani under 34 non si iscrive al sindacato perché non sa cosa fa, mentre il 18,8% ritiene l’iscrizione cara e il 12,1% ha paura delle conseguenze che potrebbe avere sul lavoro; per il 10,9% il sindacato è invece inutile. Anche in generale, nella media tra tutte le classi di età, il motivo principale del non tesseramento è quello di non conoscere le attività del sindacato (29,4% dei non iscritti risponde così), seguito dal “costo elevato” (23,6%). Al contrario, i motivi principali per l’iscrizione al sindacato sono sia di carattere universalista (“perché ha un ruolo importante nell’affermare diritti e tutele per tutti” secondo il 42,4%) sia legati a interessi più specifici, “per tutelare i diritti come lavoratore” (38%), “perché fornisce servizi utili” (11,4%) o “perché mi ha già aiutato a risolvere i problemi” (8,3%). Ma non manca la richiesta di migliorare e cambiare. Per quanto riguarda gli aspetti principali sui quali il sindacato dovrebbe intervenire con più forza nel confronto con le istituzioni, le questioni economiche e occupazionali emergono come le priorità per l’azione sindacale. Al primo posto, e con grande scarto sugli altri, si colloca infatti il tema dell’aumento dei salari (68%), seguito dalla difesa e aumento dell’occupazione (44,7%) e dal contrasto alla precarietà (42,7%). Riguardo ai servizi sindacali da rafforzare, in testa alle preferenze, praticamente ex aequo, si collocano l’assistenza legale e in caso di vertenze (45,1%) e l’assistenza per il reinserimento lavorativo (44,7%).